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Lannegato

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Menestrelli di canzoni antiche

i nostri nonni camminarono senza sosta

tra edicole di Madonne e tappe della loro lineare biografia,

macinando centinaia di chilometri sulle carriere dell’antemoderno,

maltrattati dalle fatiche, nell’intera loro vi(t)a Francigena, dalla culla alla tomba

orientate da cartelli indicatori fabbricati in materiale indistruttibile

in grado di dare senso a una stanchezza senza fine.

 

Vittime dell’esplosione di un costante boom tecnologico,

i successivi abitatori del moderno hanno marciato in auto,

addestrati a rispettare i segnali e ogni forma d’autorità,

disciplinandosi a svoltare a sinistra o a destra

e a fermarsi ai semafori, comodamente seduti su interni in serie,

viziati, dalla culla alla tomba, da uno stato sociale

vittima dell’implosione di un boom economico costante.

 

Noi, costretti a nuotare

tra le onde dell’oltremoderno,

tra i riflussi fluidi di una eternità flessibile,

sviluppiamo attitudini e ansie di chi sia circondato dall’acqua,

fuori da ogni carriera, fuori da ogni autostrada,

alternando a vigorose bracciate il sistema di «fare il morto»,

spinti a una resistenza immotivata

dal terrore di annegare.

 

      [Patroclo non deve morire, 2013]

 Klara Rubino - 22/01/2018 17:37:00 [ leggi altri commenti di Klara Rubino » ]

«Fare il morto»: Galleggiare sull’acqua in posizione supina, senza muoversi: è un modo per sentirsi a proprio agio nell’acqua.

E sempre più parte di "noi" si rifugia nella società virtuale, nella vita "virtuale" per sentirsi a proprio agio nell’acqua senza muoversi, anzi allontanandosi inconsapevolmente e lentamente da qualiasi riferimento o appiglio concreto!

 Ivan Pozzoni - 22/01/2018 17:31:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

Ti ringrazio molto, Cristina. Come dice un tizio sul sito. Tizio chiiiiii? Quando mi conoscerete bene, mi eviterete! ;-)

 Ivan Pozzoni - 22/01/2018 17:27:00 [ leggi altri commenti di Ivan Pozzoni » ]

Perchè nel tardo-moderno il noi è morto. Anneghiamo sempre da soli, nell’immensa solitudine del consumatore consumato.

«Fare il morto»: Galleggiare sull’acqua in posizione supina, senza muoversi: è un modo per sentirsi a proprio agio nell’acqua.

«Noi, costretti a nuotare
[...]
alternando a vigorose bracciate il sistema di «fare il morto»,
spinti a una resistenza immotivata
dal terrore di annegare».

La società tardo-moderna non ti concede il diritto di annegarti: ti costringe ad alternare bracciate vigorose e "stare a galla", fino allo sfiancamento (stress).

 Klara Rubino - 22/01/2018 16:38:00 [ leggi altri commenti di Klara Rubino » ]

Questa poesia rivela un’analisi storico-sociologica dai primi decenni del ’900 fino ai giorni nostri.

Nella prima strofa ritrovo i miei nonni, abituati a camminare e che, camminando verso un’unica consolidata strada, hanno vissuto sperando e spesso riuscendo a raggiungere la meta prefissata di una qualche maggiore sicurezza di vita; nella seconda i miei genitori, abituati a sedere in auto ed al possesso di beni, al fine di apparire, vincolati nel loro essere dal giudizio altrui, alla ricerca quindi di autostima di natura sociale; ed infine, nell’ultima, eccoci, la generazione fantasma che annaspa nella società liquida, sempre in ansia, sempre sul filo di cadere in una qualche forma di dipendenza o schiavitù mentale, o nel baratro del fallimento economico e familiare, circondati da minacce e senza stabilità: con i piedi nell’acqua anziché a terra o sul pedale dell’auto.

Mi chiedo solamente perché nel titolo il noi diventa una terza persona singolare e " fare il morto»,

spinti a una resistenza immotivata

dal terrore di annegare"
diventa essere già e davvero morto annegato...

Chissà forse perché c’è una continua estraneazione da sé e perché questo stile di vita non è neanche vita, ovvero se viviamo nell’acqua anziché sulla terra non siamo più uomini o se uomini, prima o poi, è sicuro... anneghiamo!

 cristina bizzarri - 22/01/2018 14:17:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

Denuncia, indignazione, pietas, compassione per le nostre fragilità di abitatori della terra nel suo divenire. Tutto questo nella tua intelĺigente superba poesia.

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